ANZIANA SOFFOCATA IN CASA. NUOVE ACCUSE PER RUSCIO
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Febbraio 7, 2024
Il sessantenne, reo confesso dell’omicidio, è provato e dimagrito. Ha voluto essere presente in aula ma è rimasto sempre in silenzio. Il suo avvocato ha ottenuto la consulenza dello psichiatra in carcere.
Un uomo irriconoscibile quello che ieri mattina, poco dopo mezzogiorno, ha varcato l’ingresso del palazzo del tribunale, in piazza del Duomo, per affrontare l’udienza preliminare che lo ha rinviato a giudizio davanti alla Corte d’Assise per l’omicidio della madre. Patrizio Ruscio in quattro mesi ha perso ventitrè chili. E’ apparso profondamente provato, e incerto nel camminare, come se il peso di questa tragedia gli fosse piombato, all’improvviso, tutto addosso. Nonostante il freddo indossava abiti leggeri. In un primo momento Ruscio, ragioniere pistoiese di 60 anni, non voleva essere presente all’udienza, poi ha cambiato idea e si è seduto in aula accanto ai suoi difensori, gli avvocati Francesco Stefani e Chiara Galli del foro di Firenze. E’ rimasto sempre in silenzio.
L’udienza, un passo formale verso la Corte d’Assise, poichè i per i reati che prevedono l’ergastolo non si può più accedere al rito abbreviato, è stata breve.
Davanti al giudice Patrizia Martucci il pubblico ministero Leonardo De Gaudio, che aveva diretto le indagini dei carabinieri sull’omicidio di Ottavina “Rita” Maestripieri, ha argomentato la richiesta di rinvio a giudizio ripercorrendo il materiale probatorio raccolto, la confessione dell’imputato, gli esiti dell’autopsia e gli esami genetici.
L’avvocato Stefani si è associato alla richiesta della pubblica accusa sottolineando la necessità di un approfondimento dibattimentale di questa tragica vicenda. In aula, quali parti offese, c’erano i nipoti di Patrizio Ruscio, che non si sono costituiti parte civile in questo processo che inizierà il 23 aprile 2024 il aula bunker, a Firenze.
Il giudice Martucci ha accolto la richiesta dell’avvocato Stefani di poter nominare un consulente tecnico di parte nella figura del professor Massimo Marchi, psichiatra fiorentino che, negli anni, si è occupato di innumerevoli fatti di sangue.
“Un professionista particolarmente esperto di omicidi – ci ha poi spiegato il penalista fiorentino –. La mia richiesta è motivata dalla necessità di sapere come sta il mio assistito e dalla possibilità di avere una valutazione del professor Marchi sullo stato di Ruscio al momento del fatto”. L’avvocato Stefani ripercorre quindi con noi la sequenza dei fatti: “Ruscio che, dopo l’omicidio della madre, chiama il 118 e che insiste con il medico perchè chiami i carabinieri, come se si fosse di fronte a una forma dissociativa. Un aspetto che mi preme chiarire attraverso una consulenza tecnica di parte da produrre poi davanti alla Corte d’Assise”. Il giudice ha autorizzato per ora un solo ingresso in carcere allo psichiatra per poter visitare Patrizio Ruscio e valutare il suo stato mentale. Nel caso che si rendano necessarie altre visite ci sarà bisogno, ogni volta, dell’autorizzazione del giudice Martucci.
Quando è uscito dall’aula, l’imputato ha fatto un gesto affettuoso verso i suoi nipoti, accolto da sguardi allibiti e increduli.
Ottavina fu uccisa la mattina del primo giugno 2023 mentre era ancora nel suo letto, nell’appartamento via Monteverdi (finito poi all’asta) dove aveva sempre vissuto, sopra la storica confetteria di famiglia, chiusa da tempo. Il figlio aveva le chiavi di casa. Era uscito prestissimo. Era agli arresti domiciliari con una finestra di due ore dalle dieci a mezzogiorno. Alle sei e mezzo era già in casa della madre. Agli inquirenti spiegò poi che voleva parlarle di una cosa importante: non c’erano più i soldi per pagare gli arretrati dell’affitto. Ottavina aveva sempre aiutato il figlio, assediato da tempo dai creditori. Si presume che ci sia stato un brevissimo litigio. Poi l’uomo si avventò sulla madre, che aveva compiuto da pochi giorni novant’anni. Lei si difese, lo graffiò mentre la soffocava, probabilmente con il cuscino. La vicina sentì un lamento che si affievoliva sempre più fino a scomparire del tutto.
Alle sette Ruscio chiamò il 118 facendo credere agli operatori che la madre fosse stata uccisa durante una rapina. Nel pomeriggio era già indagato e pochi giorni dopo confessò il suo orribile delitto.
Lucia Agati
fonte: La Nazione
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