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La sentenza del tribunale di Genova definisce la polvere Garnet 500 Mesh non tossica per l’uomo. Padre e figlia citano l’Agenzia per il risarcimento del mancato guadagno e per lesione dell’immagine.
È stata chiamata per molto tempo ’La terra dei fuochi della Toscana’. La storia della ex cava di Paterno (Vaglia) affonda le radici nel 2013, quando, a seguito di un’indagine giudiziaria volta a contrastare il traffico illecito di rifiuti, furono effettuati da Arpat Firenze accertamenti tecnici nell’area. Venne riscontrata nella cava la presenza di circa 1.300 sacconi (detti big bags) contenenti una sostanza che, dalla documentazione acquisita, risultava essere polvere Garnet 500 Mesh, proveniente da un impianto di recupero rifiuti speciali non pericolosi di un’azienda con sede in Aulla (Massa Carrara). Questo materiale fu definito rifiuto pericoloso, dannoso per la salute dell’uomo e per l’ambiente. Lla procura di Firenze aprì un’inchiesta e incriminò i proprietari, Lanciotto Ottaviani, la figlia Tullia e altri imprenditori, disponendo il sequestro dell’intera cava. La vicenda ebbe un impatto mediatico nazionale.
La giustizia, però, ha fatto il proprio corso, e nel 2018 il tribunale di Genova, competente per territorio, ha accertato che il materiale Garnet 500 Mesh non era un rifiuto, né speciale né pericoloso, ma un “sottoprodotto”, senza caratteri di tossicità, né impatti sull’ambiente e sulla laute umana. E pochi mesi fa, la famiglia Ottaviani – assistita dall’avvocato Francesco Edlmann –, ha deciso di citare Arpat per risarcimento danni.
I danni patrimoniali e non patrimoniali includono mancato guadagno, lesione dell’immagine e della reputazione “per due cittadini per anni marchiati come spregiudicati e pericolosi trafficanti di rifiuti tossici che hanno causato danni alla popolazione colpita da forte incidenza di tumori”, si legge negli atti. Si tratta di un ammontare milionario: solo il mancato guadagno, secondo i legali, è di circa 5 milioni di euro, per un totale complessivo che sfiora i 7/8 milioni.
Nella relazione del consulente tecnico di Genova, il professor De Faveri, il polverino 500 Mesh sequestrata non presenta “caratteri di tossicità e non è qualificabile come pericoloso”. Il perito scrive anche che il polverino 500 Mesh risulta, in concreto, “utilmente utilizzabile nella pratica industriale, segnatamente nella fabbricazione dei laterizi, senza necessità di preventiva attività di recupero o di trattamento”. L’udienza si terrà il prossimo 16 dicembre.
Sul fronte penale, invece, Tullia Ottaviani– difesa dal legale, Avvocato Francesco Stefani – è stata prosciolta. La Corte Suprema di Cassazione, in parziale riforma della sentenza emessa dalla Corte di Appello di Firenze, ha infatti dichiarato estinto il reato di cui era imputata, per intervenuta prescrizione. Stessa sentenza per il padre l’ha emessa la Corte di Appello di Firenze, ma Lanciotto Ottaviani ricorrerà comunque in Cassazione in quanto vuole ottenere l’assoluzione nel merito.
Pietro Mecarozzi, LA NAZIONE FIRENZE
Studio Legale Avv. Francesco Stefani
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