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“PENDOLARI” DEI SACCHI NERI. I RIFIUTI FINIVANO FUORI PROVINCIA. FRA GLI INDAGATI 14 IMPRENDITORI.

Chiuse le indagini a carico di 17 persone: tre si occupavano di ritirare gli scarti tessili dai pronto moda del Macrolotto per poi gettarli nei cassonetti a Firenze e Pescia. Sono decine i casi di abbandono contestati.

 

Un “traffico” di sacchi neri che dalle aziende cinesi del Macrolotto finiva nei cassonetti per lo più a Firenze e Pescia. Tonnellate di scarti tessili che venivano abbandonati illegalmente. Chi si occupava di gettarli nei cassonetti ci guadagnava come ci guadagnavano gli imprenditori, tutti cinesi, che dovevano buttare giornalmente le tonnellate di rifiuti.

E’ quanto emerge dall’ultima inchiesta della Dda di Firenze, competente in materia di reati ambientali, che nei giorni scorsi ha chiuso le indagini nei confronti di 17 persone, un marocchino, un gambiano e un senegalese oltre a 14 cinesi, tutti titolari di pronto moda (difesi fra gli altri da Fabio Geneirni, Francesco Stefani, Massimo Landi, Christian Vannucchi, Antonio Voce) che hanno sede al Macrolotto Uno. Gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari – firmati dal sostituto procuratore Christine von Borries – sono già stati recapitati nei giorni scorsi agli ignari indagati che adesso avranno tempo venti giorni per chiedere di essere interrogati o presentare delle memorie difensive. La procura distrettuale antimafia poi procederà con la richiesta di rinvio a giudizio o l’archiviazione a seconda delle posizioni.

Secondo quanto accertato dalle indagini, andate avanti dalla fine di gennaio alla primavera di quest’anno, Mohamed Zerradi, Samba Sidibeh (entrambi titolari di due ditte, una a Prato e una a Pistoia, di smaltimento di rifiuti non pericolosi costituiti da metalli ferrosi e non ferrosi) e Moustapha Niang (che li aiutava a caricare e scaricare i rifiuti) avrebbero ritirato gli scarti tessili dagli imprenditori cinesi al Macrolotto per poi gettarli nei cassonetti dei Comuni di Firenze e Pescia. I “gestori” del traffico utilizzavano, fra l’altro, un furgone in disuso nell’area industriale fra via Schio e via Carpi a Prato dove stoccavano il materiale prima di portarlo fuori comune per essere buttato illecitamente. Sarebbero decine gli abbandoni illegali che la procura avrebbe accertato, realizzati sempre con lo stesso schema. I tre facevano il giro dei pronto moda al Macrolotto, quando in via Toscana, quando in via Traversa del Crocifisso, quando in via del Molinuzzo e altre strade limitrofe, parcheggiando i furgoni in maniera defilata o, a volte, entrando con il retro del mezzo dentro le ditte e i portelloni aperti in modo da non essere visti. I viaggi verso i due comuni dove ci sono i cassonetti potevano anche essere più di uno al giorno: riempivano i mezzi e poi andavano a scaricarli gettandoli via via nei cassonetti che incontravano, riempiendo anche quelli di una via intera. In alcuni casi non è stato chiarito dove i rifiuti tessili venissero presi, in altri gli investigatori sono riusciti a risalire alle ditte attraverso attività di osservazione e pedinamento. L’ipotesi di reato contestata a tutti gli indagati è di smaltimento illecito di rifiuti speciali non pericolosi. Non una novità per Prato.

 

Fonte la Nazione:

 

 

 

 

 

 

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