Si indagò su di lui perché sembra che avesse avuto rapporti con il clan dei Casalesi. Si pensò ad una vendetta trasversale
SECONDO CASO: l’altro giallo quello sulla morte di Cinzia Marino La 43enne scomparsa da Capua, il 22 luglio 2015, ritrovata morta a gennaio del 2016, all’interno di una vasca di cemento dell’ ex zuccherificio in disuso, al confine tra Capua e Santa Maria La Fossa, per la procura di Santa Maria Capua Vetere. Per la Procura ”si sarebbe suicidata” Il pm Marta Correggia ha sostenuto, che le fratture al bacino e alla testa, potrebbero essere state scaturire da una caduta dall’alto.
Sono però troppi gli interrogativi che non sono stati del tutto risolti neppure dagli inquirenti e sia come ha sostenuto la difesa, avvocato Alessandro Barbieri che aveva fatto opposizione alla prima richiesta di archiviazione perché dall’esame autoptico sui resti del cadavere il test del Dna hanno, confermato la presenza di tre Dna diversi di due donne e un uomo
La sorella della vittima, Tiziana Marino, ha sempre sostenuto: “Mia sorella non si sarebbe mai suicidata, poi soffriva di vertigini come me non sarebbe mai salita sua una scala di ferro e si sarebbe lanciata nel vuoto, vedo questa ipotesi proprio assurda.”
TERZO CASO: l’omicidio di Serena Mollicone uccisa nel giugno del 2001. Lo scorso 15 luglio i presunti colpevoli della morte di quella giovane ragazza, che forse aveva detto delle frasi di troppo su chi spacciasse la droga ad Arce in provincia di Frosinone, sono stati tutti assolti per non aver commesso il fatto. Si è trattato dei coniugi Mottola ed i figlio Marco di Teano. Così hanno deliberato i giudici della Corte d’Assise di Cassino, assolti anche Vincenzo Quatrale, all’epoca vice maresciallo e accusato di concorso esterno, e l’appuntato Francesco Suprano, a cui era contestato il favoreggiamento, perché “il fatto non sussiste”. La Procura di Cassino aveva chiesto una condanna a 30 anni di reclusione per l’ex maresciallo Franco Mottola, all’epoca dei fatti comandante della stazione di Arce, 24 anni per il figlio Marco, 21 anni per la moglie Anna Maria, accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere. I tre si sono sempre professati innocenti ed erano accusati perché, secondo le ricostruzioni dell’accusa, la ragazza sarebbe stata aggredita nella caserma dei Carabinieri del paese ciociaro, guidato all’epoca dal maresciallo Mottola. I pm sono in attesa delle motivazioni della sentenza per proporre appello al verdetto di primo grado, Sembra che per gli imputati è mancata la prova regina, quella del Dna, che dovrebbe legare gli autori del delitto alla vittima. Sul corpo di Serena sul nastro adesivo che la imbavagliava, sulla porta contro la quale, secondo l’accusa, sarebbe stato sbattuto il suo capo non ci sono tracce biologiche degli imputati. L’unica impronta è quella trovata sul nastro, mai attribuita però ai Mottola.